MoVimento 5 Stelle Molise

La sanità in Italia e in Molise

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Ribadire che il sistema sanitario nazionale è di matrice pubblica non è mai banale, non è mai inutile, soprattutto nella nostra regione. Il MoVimento 5 Stelle Molise si batterà con ogni mezzo per rimuovere le anomalie rispetto a questo principio e per arginare le derive che pericolosamente insidiano la sanità pubblica.

Il Piano Sanitario Regionale a firma del commissario Basso, approvato dai tavoli ministeriali competenti, è stato elaborato in condizione di straordinarietà a causa del commissariamento:

  1. risente del debito sanitario da cui è gravata da tempo la regione Molise, a causa della cattiva gestione che implica, oltre al deprecato clientelismo, anche una presenza del privato convenzionato in percentuale di gran lunga superiore alla media nazionale. Spiccano per importanza e dimensioni la Neuromed di Pozzilli e la Fondazione Giovanni Paolo II di Campobasso;
  2. risente anche degli effetti della spending review varata poco prima della redazione del Piano, dal commissario di un Governo il cui presidente Mario Monti, poco prima di dimettersi da Presidente del Consiglio, decretava l’insostenibilità finanziaria del sistema sanitario nazionale, spiegando la necessità di “nuovi modelli di finanziamento integrativo”.

Si tratta, quindi, di un piano accettabile nell’impianto generale, che comporta lo spostamento della medicina verso il territorio ma inaccettabile per quanto riguarda il rapporto pubblico-privato. A fronte di una media nazionale di 80% al pubblico e 20% al privato, il Piano Basso assegna in Molise al privato ben il 40% dell’intero budget regionale. Compito primario della rappresentanza istituzionale dei cittadini molisani è quantomeno di allineare questo rapporto al resto d’Italia. Bisogna avere, quindi, anche in Molise un’incidenza dei posti letto nel privato che rientri nella media nazionale, cioè il 20% e non il 40% come prevede il piano Basso.

Purtroppo in Molise registriamo troppo spesso un rapporto conflittuale tra pubblico e privato. E’ in essere, infatti, un regime di concorrenzialità che non consente la conciliazione che legge e Piano Sanitario Nazionale contemplano, auspicano. Il “caso” Fondazione Giovanni Paolo II ne è un esempio lampante. Ci sembra doveroso puntare alla salvaguardia dei posti di lavoro e non è accettabile che i lavoratori a rischio licenziamento debbano vivere la propria condizione senza conoscere fino in fondo cosa stia davvero accadendo nel Polo Ospedaliero. Gli stessi sindacati sono in sofferenza a causa di mezze risposte e documenti tutt’altro che chiari ed esaurienti. Lo scorso 5 luglio abbiamo riportato in un articolo del nostro blog quella che, secondo noi, è la reale natura dell’intenzione di ridurre il personale infermieristico e siamo qui per ribadire che non si può cedere al ricatto della Fondazione che pretende garanzie riguardo al numero di prestazioni future in convenzione mettendo sul piatto della bilancia proprio la continuità del rapporto di lavoro di 45 persone. L’era dell’assistenzialismo è finita! Senza considerare che sarebbe interessante capire come intenderebbe ristrutturarsi considerando che un taglio di questo tipo comporterebbe una rimodulazione dei servizi offerti non solo dal punto di vista quantitativo.
Con tale gestione è facilmente desumibile una prossima dequalificazione delle prestazioni erogate e finanche la chiusura della struttura. Ci convincano del contrario oppure ci rendano edotti di quale futuro dobbiamo aspettarci per il “Giovanni Paolo II”. Risulta naturale tenere alta l’attenzione sulla vicenda anche perché, è bene ricordarlo, la ex Cattolica è stata costruita con i nostri soldi e il conto lo stiamo ancora pagando con le nostre tasse! La salute è un diritto ed è sancito dall’art. 32 della Costituzione. La salute non è una merce. Esprimiamo profondo disprezzo nei confronti della politica dell’ignavia, ovvero quella che deroga, rimanda e resta in silenzio per non dissipare l’enorme bacino di voti qual è la “sanità”. Bisogna assumersi le responsabilità e prendere posizione avendo come unico Nord il bene della collettività e non quello di pochi affaristi. E’ inammissibile che di fronte a questa grave situazione la politica taccia e la conferenza di oggi vuole esortare proprio la politica ad esporsi. Certo non ci stupiamo più di tanto visto che, per esempio, il Consigliere regionale Sabusco continua a conservare il privilegio di stanze e servizi all’interno dell’ospedale Cardarelli pur solo rivestendo la figura di “frequentatore”. A tal proposito ci piacerebbe che il Direttore Generale ponga la giusta attenzione per verificare che non vi siano da prendere provvedimenti urgenti, sotto ogni profilo. La politica seria e pulita detta gli indirizzi nelle opportune sedi e non si abbarbica al potere per la tutela degli interessi particolari.

Accogliamo positivamente alcune dichiarazioni del Commissario ad acta Frattura, impegnato in questi giorni nella presentazione al territorio del nuovo programma operativo. Tuttavia, vorremmo ci fosse maggiore chiarezza in merito a questa dichiarazione: “Il surplus di offerta si recupera con l’integrazione a guida pubblica, e dunque a guida Cardarelli, fra Fondazione Giovanni Paolo II, università e ospedale regionale” (Primo piano, 8 luglio 2013).

Le integrazioni comportano, come è in genere sempre avvenuto, oneri per le strutture pubbliche e vantaggi per i privati. Il tema integrazione deve avere come fulcro la centralità del pubblico e restituire al privato il carattere di sussidiarietà. Questo significa non cedere spazi di comando e di gestione ai privati e determinare per essi in maniera chiara i tetti di spesa. E, soprattutto, esercitare i dovuti controlli. Inoltre, alcuni interrogativi restano: si intende utilizzare la struttura della Fondazione per l’erogazione di servizi pubblici? Se così fosse, si dovranno pagare affitti per sale e strumentazione oppure si vorrà procedere ad una graduale acquisizione pubblica della struttura? Siamo nettamente contrari alla prima soluzione, mentre approveremmo con entusiasmo la seconda, anche e soprattutto per i già noti problemi, più volte richiamati dai media ma mai affrontati in maniera adeguata, inerenti alla sicurezza delle strutture che riguardano in principal modo i lotti più datati dell’ospedale Cardarelli. Oppure si intende semplicemente razionalizzare i servizi ripartendo tra Cardarelli e Fondazione l’erogazione delle prestazioni? Ciò è assolutamente da scongiurare! E’ il caso di ricordare che i Livelli Essenziali di Assistenza devono essere garantiti dal pubblico, per cui non vorremmo mai riscontrare lo svuotamento di alcune Unità Operative Complesse del Cardarelli a favore del soggetto privato. Le risposta a queste domande crediamo debbano essere di dominio pubblico. La collettività deve sapere quale futuro si prospetta per la sanità regionale. Il popolo molisano e quindi il MoVimento 5 Stelle vuole capire, al di là di ogni dietrologia, se non ci siano in atto manovre che, attraverso la delegittimazione dell’attuale gestione della Fondazione, intendano favorire l’ingresso di nuovi privati. O anche vecchi, magari i soliti noti che con la politica hanno un “certo feeling” in regione.
Last but not least, i cittadini e quindi il MoVimento 5 Stelle vogliono sapere con quale intenzione e solerzia si vorranno mettere in atto interventi per alleviare le criticità maggiori, in particolare la rete dell’emergenza, di cui si occupano frequentemente le cronache, e che mettono a rischio la qualità delle cure per i pazienti, nonché le condizioni lavorative degli addetti. Senza dimenticare che alcuni Reparti soffrono la mancata definizione delle posizioni apicali, ad esempio il Pronto Soccorso e la Cardiologia/Unità Coronarica (UTIC). Ci piacerebbe essere informati se si provvederà, come sarebbe previsto dalla legge, a garantire il servizio H24 attraverso il potenziamento del Centro di emodinamica del Cardarelli, in qualità di DEA di II livello.

E se riuscissimo persino a scoprire che questa è davvero la volta buona affinché si rompano gli indugi per l’avvio delle procedure inerenti al Registro Tumori, predisposte da tempo e mai finanziate, saremmo sicuri che il servizio reso ai cittadini sarebbe finalmente del livello che gli stessi meritano.

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