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Parco del Biferno: una proposta di legge che unisce ambiente e turismo

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Tutela ambientale, sviluppo e occupazione devono viaggiare insieme: è questo il sentiero che abbiamo intrapreso con l’obiettivo di istituire il Parco regionale fluviale del Biferno. La nostra proposta di legge traccia il percorso per valorizzare uno dei più importanti patrimoni naturalistici del Molise.

Di Angelo Primiani

Il fiume Biferno e le potenzialità inespresse di un vasto territorio

Troppo spesso accade che una risorsa naturalistica si trasformi in problema a causa dell’immobilismo della classe politica. È il caso della vasta area che attraversa tutto il Molise, lungo il corso del Biferno. Una zona che presenta scorci paesaggistici mozzafiato, habitat di specie faunistiche pregiate e terreno fertile per una vegetazione variegata.

Ciononostante, nel tempo i 93 km di fiume che si snodano dalle falde del Matese alla foce adriatica non sono mai stati opportunamente valorizzati. Ancora oggi, per lunghi tratti, sono inaccessibili, ostruiti da detriti e vegetazione incolta o affetti da gravi periodi di siccità. In questo modo il Molise non riesce a sfruttare a dovere le proprie potenzialità turistiche, né viene tutelato l’enorme patrimonio naturalistico dell’area.

Una visione di sviluppo e occupazione: le finalità della nostra proposta di legge

Da tutto questo nasce la proposta di istituire il Parco regionale fluviale del Biferno. Un organismo che può apportare benefici sul piano ambientale, naturalistico, economico, occupazionale, finanche amministrativo. Il Parco, ad esempio, potrebbe rendere organiche competenze e funzioni ora distribuite tra diversi enti, dalla Provincia alla Regione, passando per il Corpo forestale, i Comuni, l’Arpa e le associazioni attive in ambito turistico.

Certo, gli interessi da tutelare sono tantissimi ma per farlo in maniera appropriata serve una regia unica che punti alla tutela della biodiversità e ad un’offerta turistica integrata, per la pesca e per il monitoraggio delle acque, della flora, della fauna. Insomma, una regia che coordini tutte le attività che si sviluppano attorno alla risorsa-fiume.

In questo modo il Parco potrà divenire strumento di crescita e occupazione, magari dando un lavoro stabile anche ad una parte degli operai forestali impiegati dalla Regione Molise ma da anni in attesa di un impiego stabile.

Diamo valore al patrimonio naturalistico molisano, insieme!

La proposta di legge è già depositata in Consiglio regionale ed è già stata incardinata in Commissione consiliare. Ma prima che arrivi in Aula sarà indispensabile un’attività di coinvolgimento virtuoso di tutti i soggetti che a vario titolo operano nel settore, partendo dall’Università del Molise o dalle associazioni ambientaliste come WWF o Legambiente.

Il Parco del Biferno riprende l’esempio di progetti virtuosi già esistenti in altre aree del Paese. Penso ad esempio ai “Parchi del Ducato”, l’Ente di gestione per i Parchi e la Biodiversità Emilia Occidentale, che rappresenta oggi un motore per lo sviluppo di importanti indotti.

Seguendo questi esempi, il Parco fluviale del Biferno dovrà favorire un corridoio naturalistico che colleghi la costa al nascente Parco nazionale del Matese e al Parco nazionale di Abruzzo Lazio e Molise, in modo da creare una vera “rete di parchi”. Sarebbe un’opportunità importante per creare lavoro e gestire in maniera integrata i servizi connessi con la natura, lo sport, il tempo libero e la ricettività.

Attualmente, attività come il rafting, l’escursionismo, il birdwatching, la ristorazione, il pernottamento o la pesca sono affidate all’iniziativa di volontari, associazioni e imprenditori privati: un’opera meritoria ma troppo parcellizzata e insufficiente a garantire lo sviluppo armonico di tutta l’area. Il Parco del Biferno, invece, potrebbe mettere a sistema queste attività e ne beneficerebbero anche quanti finora le hanno portate avanti.

Questo progetto può dar valore alle mille risorse del Molise, rendendo accessibili tante aree ancora inesplorate ma anche attirando finanziamenti disponibili grazie ai bandi europei. Io ci credo, noi ci crediamo. E ne parleremo con chiunque vorrà condividere un progetto che appare ambizioso, ma che riteniamo necessario e realizzabile.

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