L’inquinamento della Piana di Venafro non è più un ‘semplice’ racconto fantasioso messo in giro da qualche associazione locale o cittadini coraggiosi. I dati acquisiti sulla situazione ambientale sono insindacabili e parlano chiaro: l’aumento di morti e malattie in quell’area è connessa all’inquinamento. Adesso non resta che agire velocemente per iniziare a limitare i danni che sta creando quest’emergenza sanitaria e ambientale
di Andrea Greco
Da quando rappresento i cittadini in Consiglio, questa è stata la Commissione più intensa, più vera e più carica di responsabilità collettiva. Il quadro è emerso dopo il ciclo di audizioni tenute in IV Commissione regionale dove, come anticipato, abbiamo mantenuto fede all’impegno preso pubblicamente: portare gli studi scientifici del CNR di Pisa nelle istituzioni.
Quell’impegno, poi, è diventato l’impegno di tutto il Consiglio regionale, che all’unanimità ha avviato un ciclo di audizioni sul tema e, con tutti i soggetti finalmente presenti, è arrivata la svolta. Su questo tema non esistono maggioranze e opposizioni: si deve remare tutti dalla stessa parte.
In Commissione c’erano la Regione Molise, il Comune di Venafro – il sindaco, il presidente del Consiglio e assessore – il sindaco di Pozzilli, l’ARPA Molise, l’associazione Mamme per la Salute – che ringrazio sentitamente, il dottor Giua e un ricercatore del CNR di Pisa. Abbiamo messo difronte amministratori locali, regionali, studiosi, esperti ed associazioni e tutti hanno concordato su una linea precisa: è il momento di passare dalle parole ai fatti.
Lo studio del CNR di Pisa ha anche inserito un’analisi dettagliata sui principali inquinanti presenti nell’aria. La relazione conferma che circa 30-35 morti all’anno sono attribuibili all’inquinamento atmosferico nella zona. Sono stati inoltre identificati decessi e malattie per patologie cardiovascolari di entrambi i sessi e un aumento del tumore alla mammella.
È stato compreso, una volta di più, che l’inquinamento ambientale della Piana non è determinato da un solo fattore, ma dall’effetto cumulo: opifici, traffico, riscaldamento domestico, con i grandi impianti industriali che pesano per oltre il 60% su certe emissioni.
Per questo servono azioni di sistema, non interventi isolati: revisione delle AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale), limiti più stringenti, obblighi chiari per gli impianti e monitoraggi indipendenti sulle emissioni prodotte dalle aziende.
Considerando che i tre mesi invernali (dicembre – gennaio – febbraio) portano le emissioni oltre la soglia consentite, almeno come misura temporanea si potrebbe limitare il traffico automobilistico e la produzione di biomasse, per compensare e abbassare il livello di inquinamento durante il periodo più critico. Queste sono alcune delle possibili soluzioni emerse dall’ultimo incontro a cui bisogna dare seguito in una veloce corsa contro il tempo per salvaguardare la salute dei cittadini e il territorio.
Questo lavoro andava fatto già “ieri”. Abbiamo accumulato un ritardo enorme e ogni giorno che passa è un giorno che pesa sulla pelle di chi abita quella Piana. Ora dai dati scientifici, bisogna passare alle soluzioni.
