La possibile rinuncia definitiva di ACC alla Gigafactory di Termoli, riportata da autorevoli fonti industriali, conferma ciò che denunciamo da mesi: in Italia non esiste una strategia nazionale sull’automotive, e l’inerzia del Governo Meloni sta consegnando il futuro industriale del Paese alle scelte unilaterali dei grandi gruppi multinazionali. La conferma che Stellantis accelera sul polo LFP di Saragozza in partnership con CATL, mentre l’Italia resta ferma, è un segnale che dovrebbe allarmare chiunque abbia a cuore il destino di migliaia di lavoratori e della filiera della componentistica

di Roberto Gravina e Chiara Appendino, deputata del M5S

Roberto Gravina e la deputata del M5S Chiara Appendino ricordano come il progetto di Termoli – annunciato nel 2021 da Stellantis come uno dei tre poli europei della joint venture Automotive Cells Company (ACC) – sia stato progressivamente rallentato, fino allo stop e alla revisione dell’intero piano industriale a metà 2024.

I due esponenti del Movimento 5 Stelle sottolineano inoltre come da mesi il Ministro Urso ripete che “la situazione è sotto controllo”, ma la realtà della Gigafactory di Termoli e della crisi Stellantis smentisce clamorosamente ogni sua rassicurazione.

Il suo immobilismo, unito all’assenza di un ruolo realmente proattivo, sta contribuendo a far precipitare una vertenza industriale che invece richiederebbe presenza costante ai tavoli, capacità negoziale e un’azione politica finalmente all’altezza della sfida. Il tempo è scaduto, e non per noi: per i lavoratori, per l’indotto e per un intero territorio lasciato nell’incertezza più totale. Si è scelto consapevolmente, da parte del Governo e del suo ministro, di far scendere il silenzio su tutta la vicenda, rinunciando a pretendere chiarezza da Stellantis e dagli azionisti di ACC. È una resa istituzionale senza precedenti, che rischia di pregiudicare la presenza del nostro Paese nella filiera europea delle batterie.

Roberto Gravina evidenzia come in Molise abbiamo assistito a un comportamento ancor più grave da parte del centrodestra: nessuna iniziativa, nessun pressing politico, nessuna richiesta formale al Governo di aprire un confronto vero con Stellantis.

Il Presidente della Regione è tornato in questi giorni a farsi fotografare nei corridoi dei Ministeri, ma non ha mai imposto una svolta né preteso una convocazione urgente del Ministero. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: Termoli rischia di essere sacrificata mentre altrove si costruiscono fabbriche, posti di lavoro e filiere del futuro.

Sul fronte tecnologico, i due esponenti del M5S sottolineano come «a crescente divaricazione tecnologica tra le gigafactory europee e i competitor asiatici avrebbe imposto al Governo una reazione immediata, una revisione del piano di politica industriale e un tavolo permanente con ACC e Stellantis.

Il Ministro Urso aveva il dovere di pretendere chiarezza sui piani industriali, vincolare gli incentivi pubblici a risultati misurabili, difendere l’Italia nel settore automotive. Non lo ha fatto. Ha scelto la linea della propaganda e dell’attesa passiva, abbandonando i lavoratori a gestire in solitudine un negoziato complesso che invece richiedeva una guida nazionale forte».

Senza una filiera italiana delle batterie, senza una politica industriale che accompagni la transizione, l’Italia perderà posizioni, competenze e lavoro. Termoli non è una vertenza locale: è il simbolo di un bivio nazionale.

Se ACC confermerà la rinuncia al progetto della Gigafactory a Termoli, il Governo dovrà immediatamente attivare strumenti straordinari, ristori, un piano alternativo e un tavolo permanente per salvare l’occupazione e garantire un futuro industriale allo stabilimento di Termoli. Il Governo esca dalla propaganda e dica al Paese cosa intende fare, prima che sia troppo tardi.

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