La sanità pubblica molisana è sotto attacco. Il Piano operativo sanitario 2025-2027, così come trapelato dalla stampa, è semplicemente irricevibile: prevede il declassamento dell’ospedale “Caracciolo” di Agnone a semplice Ospedale di comunità e la chiusura di un Punto nascita e di una Emodinamica tra Isernia e Termoli. Scelte insensate, calate dall’alto senza alcun confronto con il Consiglio regionale, le parti sociali e – fatto ancora più grave – con i cittadini.
di Andrea Greco
Si tratta di un disegno opaco e pericoloso, che rischia di lasciare la provincia di Isernia, da Capracotta a Sesto Campano, priva di cure salvavita. È inaccettabile che decisioni di tale portata vengano apprese dai giornali, senza un passaggio nell’assemblea che rappresenta l’intera comunità molisana.
Chiesto un incontro urgente ai commissari
Ho chiesto un incontro urgente con i commissari alla Sanità, Marco Bonamico e Ulisse Di Giacomo e li ho invitati a partecipare ad audizioni formali presso la IV Commissione. Sotto il profilo istituzionale e politico ritengo inaccettabile che scelte di questa portata vengano imposte dall’alto senza un reale confronto con il Consiglio regionale.
Al tempo stesso, con una missiva, mi sono rivolto alla delegazione parlamentare molisana (Claudio Lotito, Lorenzo Cesa, Elisabetta Lancellotta, Costanza Della Porta), affinché si attivi con azioni concrete per scongiurare questo piano nefasto.
La nostra mobilitazione prosegue a Isernia e Termoli
Intanto, giovedì 2 ottobre saremo a Isernia per incontrare i cittadini e costruire insieme una strategia di contrasto a questo “folle” disegno. Subito dopo toccherà a Termoli, dove chiediamo alla popolazione di mobilitarsi per difendere il San Timoteo e impedire che logiche meramente ragionieristiche cancellino diritti fondamentali.
Nel frattempo, per difendere l’ospedale “Caracciolo”, ho trasmesso ai sindaci dell’Alto Molise una proposta di delibera da portare nei rispettivi Consigli comunali. L’obiettivo è chiaro: fare rete, unire le forze e pretendere il mantenimento del riconoscimento di “Presidio di area particolarmente disagiata”. La delibera richiama con precisione gli standard fissati dal D.M. 70: Medicina con almeno 20 posti letto, chirurgia elettiva ridotta in day/week surgery e un Pronto soccorso dedicato integrato con il DEA. Requisiti minimi, ma indispensabili per garantire sicurezza e tempestività nelle emergenze, quando la “golden hour” può fare la differenza tra la vita e la morte.
La salute non si può ridurre a una tabella Excell
La verità è semplice: dietro i “numeri” ci sono persone, famiglie, comunità intere. Chi governa la sanità sembra averlo dimenticato, riducendo la salute a una tabella Excel. Ma noi non ci stiamo. Difendere il “Caracciolo” e gli altri presidi significa difendere il principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione: quello che assicura a ogni cittadino, che viva in un capoluogo o in un piccolo comune di montagna, la stessa possibilità di essere curato e salvato.
Se la sanità viene desertificata, i territori muoiono. E noi non lo permetteremo. Se la politica commissariata ha scelto il silenzio, saranno i cittadini – insieme alle istituzioni locali che non intendono arrendersi – a gridare forte che il diritto alla salute non è un privilegio né una concessione: è la base stessa della nostra convivenza civile.