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Sfiducia, 11 firme contro Toma. Ma la Calenda si defila per un posto in Giunta

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Ieri il presidente Toma è stato, di fatto, sfiduciato in Consiglio regionale. 11 le firme apposte sotto la nostra mozione di sfiducia, tre delle quali provenienti dalla ‘maggioranza’: Iorio, Calenda e Romagnuolo. Poi il centrodestra si è ricompattato dietro ai soliti giochi di poltrone: è bastato promettere a Filomena Calenda l’ambita poltrona da assessore, contesa tra i ‘dissidenti’ e la Lega, per far ritirare la sua firma dalla mozione.

Allo sfacelo della gestione della sanità regionale, alla totale assenza di programmazione, al clima di tensione crescente tra i cittadini, ha contribuito anche l’inadeguatezza di Donato Toma. Inadeguatezza politica e tecnica visto il suo ruolo al vertice della Protezione civile. Per questo abbiamo presentato una mozione di sfiducia al presidente di Regione insieme al resto dell’opposizione.

Le adesioni alla mozione di sfiducia in Consiglio regionale

Sotto l’atto di sfiducia c’erano, almeno fino a ieri sera, 11 firme. Un numero che, se confermato al momento del voto, sarebbe bastato a far decadere Toma dalla carica di presidente. Indipendentemente da come andrà la votazione – prevista entro il 4 aprile – a nostro avviso Toma dovrebbe prendere atto del proprio fallimento e dimettersi.

Da giorni il presidente sta cercando di fuggire alle proprie responsabilità, addirittura ieri non si è presentato in Consiglio regionale: nonostante all’esterno ci fossero tanti molisani stanchi delle mancate risposte; nonostante, forse come mai in passato, si registra il malcontento congiunto di imprese, amministratori locali, sindacati, organizzazioni datoriali, cooperative e associazioni di tutti i settori.

Toma è corresponsabile di questo stato di cose ed è corresponsabile del caos sanitario, perché è parte integrante della filiera gestionale della pandemia. Perché è lui ad aver nominato i vertici Asrem. Perché non è stato in grado di fare nulla di quanto è di propria competenza.

In questi mesi abbiamo segnalato la totale assenza di confronto e di attuazione degli innumerevoli atti di indirizzo consiliare, l’incapacità di individuare un centro Covid dedicato, condizione che ancora oggi non ci consente di garantire una offerta di cure adeguate e rispettose dell’art. 32 della Costituzione a tutela della salute dei cittadini. Inoltre, abbiamo denunciato la più alta percentuale di occupazione di posti letto di terapia intensiva insieme ad un numero sempre maggiore di ricoveri fuori regione; un piano vaccinale lacunoso e lento nella sua applicazione e, appunto, l’assenza totale, di atti e fatti che competono al presidente quale massima autorità regionale di Protezione Civile.

Negli ultimi giorni il Commissario ad acta si è dimesso, seguito proprio ieri dalla sub-commissaria Ida Grossi. Mentre dei vertici Asrem abbiamo chiesto le dimissioni già da alcune settimane. Ora ci sembra logico che a pagare sia anche il presidente di Regione, vertice dell’Unità di Crisi.

Toma è colpevole, come gli altri, e se ne deve andare come gli altri.

La svolta in serata: Filomena Calenda diventa assessore e ritira la firma dalla sfiducia

Annunciava da giorni la necessità di tornare alle urne, la consigliera e vice-presidente del Consiglio regionale, Filomena Calenda. Ieri in aula ha confermato questa posizione, con un intervento accorato e con la firma sotto la nostra mozione. Poi il presidente Toma, che ha convocato d’urgenza una riunione di maggioranza, le ha proposto di diventare assessore e i dubbi sull’operato del governatore sono venuti meno, all’improvviso.

In mattinata la conferma della sua nomina. Conferma soprattutto del fatto che, per il governo Toma, tutto si risolve sempre in una squallida contrattazione sulle poltrone.

 

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