Nel corso dell’ultimo question time in Commissione parlamentare Attività produttive, la deputata Emma Pavanelli ha presentato per il Movimento 5 Stelle l’interrogazione a risposta immediata, firmata insieme ai colleghi del M5S Appendino, Cappelletti, Ferrara, al Ministro delle Imprese e del Made in Italy riguardo alla Gigafactory di Termoli. La risposta letta in Commissione dal viceministro Valentini ha di fatto chiarito che il progetto originario della Gigafactory di Acc non sarà più realizzato sul territorio nazionale, e che le risorse pubbliche del Pnrr originariamente destinate all’impianto sono state riconvertite su altri investimenti coerenti con la transizione energetica.

di Roberto Gravina e Emma Pavanelli

Ovviamente questa risposta non è soddisfacente. Di fatto conferma che l’azienda sta modificando i programmi e che l’Italia non avrà la propria Gigafactory.

Lo stupore è grande: al momento l’azienda non ha ufficializzato nulla e i sindacati hanno già annunciato per sabato 29 novembre una mobilitazione a Termoli, perché il sito di Termoli ha un ruolo strategico fondamentale per la regione. Rimaniamo sorpresi e preoccupati: Termoli deve restare un polo industriale di riferimento, non solo per il Molise ma per l’intera filiera nazionale ed europea. Se confermata all’inizio del 2026, questa scelta segnerebbe un grave arretramento nella transizione industriale ed ecologica che il Paese e l’Europa devono affrontare.

Le risposte del Governo confermano i cambi di strategia in atto

La risposta del viceministro Valentini ha anche confermato che lo stabilimento molisano sarà invece coinvolto nella produzione del nuovo cambio a doppia frizione eDCT per veicoli ibridi, con circa 300.000 unità annue e l’impiego di circa 300 addetti.

Parlare di questo tipo di produzioni come unico futuro per Termoli significa ridurre tutto a palliativi minimi. Non sono certo queste le soluzioni che garantiscono il rilancio industriale, la creazione di nuova occupazione qualificata o la costruzione di una filiera nazionale delle batterie. Si tratta di interventi che non danno prospettiva allo stabilimento né sicurezza ai lavoratori.

Migliaia di lavoratori lasciati nell’incertezza

La risposta del Governo conferma che manca una strategia nazionale chiara per il settore automotive e per la creazione di una filiera italiana delle batterie. Il cambio di programma dell’azienda, senza un piano alternativo immediatamente operativo, lascia migliaia di lavoratori in uno stato di incertezza inaccettabile e indebolisce la competitività industriale del Paese. È evidente anche l’immobilismo della filiera istituzionale di centrodestra, che non ha assunto un ruolo nella gestione della vertenza e non ha fornito alcuna direzione strategica per tutelare occupazione e investimenti.

È fondamentale che l’Italia difenda il proprio ruolo strategico: serve una politica industriale proattiva, serve che si investa in un settore troppo importante per le sorti del Molise e del Paese intero e serve un tavolo permanente con il Governo, i sindacati e le parti industriali e un piano nazionale ed europeo che non ci faccia arretrare rispetto ai competitor.

La battaglia del Movimento 5 Stelle continua su tutti i livelli istituzionali: occorre chiarezza immediata e responsabilità politica concreta con strumenti straordinari indirizzati ai lavoratori e al territorio.

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