MoVimento 5 Stelle Molise

Ambiente e paesaggio, NO ai falsi ecologisti: norme nazionali da rispettare!

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Mentre interpellanze, interrogazioni, mozioni restano nel limbo degli atti da approfondire e discutere in Aula – oppure, peggio, sono in attesa di trovare attuazione a seguito della votazione in Consiglio regionale – le norme su ambiente e paesaggio cambiano e dettano regole ancor più stringenti per una Regione che, invece, continua a vivacchiare tra provvedimenti dovuti, proclami di azioni che verranno chissà quando e mancate concretizzazioni di indirizzi di governo.

di Patrizia Manzo

Sui temi dell’ambiente e della tutela del paesaggio, tra le ultime risorse sulle quali si investe (almeno a parole), dall’ottobre scorso è entrato in vigore un decreto che limita ulteriormente la fruizione – quella selvaggia, ovviamente – del patrimonio naturalistico. L’argomento fa il paio con il nostro Piano Paesaggistico, oggetto di una mozione a mia firma votata all’unanimità ma mai concretizzata, di solleciti ai quali sono stati forniti riscontri vaghi, di lungaggini, di protocolli che si perdono nella notte dei tempi.

Il tutto mentre, tutt’intorno, proliferano richieste di installazioni di parchi eolici, fotovoltaici, di centrali a biomasse. Procedimenti legittimi, ovviamente, che viaggiano sulle praterie sconfinate conseguenti all’assenza di quelle regole più volte evocate per consentire che l’economia green cammini di pari passo con la tutela ambientale, affinché l’una non prevarichi l’altra.

Dal Governo norme stringenti, ma la Regione è ferma al palo

Nello scorso mese di luglio, ho raccolto le preoccupazioni delle associazioni ambientalistiche che avevano denunciato la pratica dell’utilizzo non propriamente rigoroso di moto da cross sul litorale molisano: uno scempio ambientale che ha come vittima l’ecosistema di zone tutelate da leggi specifiche, di aree inserite nelle Reti Natura 2000 oppure Sic che sono giustamente vanto della nostra regione, che d’altro canto non fa un granché per tutelarle e consegnarle integre alle generazioni future, poiché patrimonio non replicabile.

Mentre l’interpellanza giace – in ottima compagnia, assieme ad atti datati nel tempo, tutti vittime dei tempi biblici della politica regionale concentrata da sempre su altro e priva di ogni visione – è intervenuto, a questo punto direi ‘per fortuna’, il decreto del 28 ottobre 2021 del ministero delle Politiche agricole di concerto con i ministeri della Cultura e della Transizione digitale, che impone ulteriori azioni in campo alle Regioni. Pubblicato in Gazzetta il primo dicembre e in vigore dal 16, il decreto prevede grandi limitazioni alla circolazione per gli amanti del fuoristrada, sia esso a due o quattro ruote. Appassionati di jeep, moto, quad e addirittura biciclette elettriche dovranno attenersi al divieto di transito sulla quasi totalità delle strade sterrate e dei sentieri. Il legislatore, in parole povere, ha adottato le nuove “Disposizioni per la definizione dei criteri minimi nazionali inerenti agli scopi, le tipologie e le caratteristiche tecnico-costruttive della viabilità forestale e silvo-pastorale, delle opere connesse alla gestione dei boschi e alla sistemazione idraulico-forestale”.

La normativa è stata redatta in continuità con il precedente Testo unico in materia di foreste e filiere forestali, contenuto nel Decreto legislativo n. 34 del 3 aprile 2018 che disciplina la viabilità forestale e delle opere connesse alla gestione del bosco. L’obiettivo di garantire la salvaguardia ambientale, l’espletamento delle normali attività agro-silvo-pastorali, la tutela e la gestione attiva del territorio, la sorveglianza, la prevenzione e l’estinzione degli incendi boschivi, il pronto intervento contro eventi calamitosi di origine naturale e antropica, le attività di vigilanza e di soccorso, gli altri compiti di interesse pubblico, la conservazione del paesaggio tradizionale, nonché le attività professionali, didattiche e scientifiche veniva perseguito già dal 2018.

Ho depositato una mozione per segnalare alla Giunta le nuove disposizioni

In questo contesto si inseriscono le nuove disposizioni restrittive, che solo le Regioni, per quanto di loro competenza e in relazione alle proprie esigenze e caratteristiche territoriali, ecologiche e socio-economiche, possono integrare. Conditio sine qua non? Non dovrà diminuire il livello di tutela e conservazione delle foreste, come presidio fondamentale della qualità della vita. Proprio per questo motivo ho protocollato una nuova mozione, sottoscritta dai colleghi del MoVimento, per segnalare le disposizioni, ove mai fossero sfuggite.

Perché, a seguito di questo decreto, nelle strade forestali di larghezza inferiore ai 2,5 metri non possono transitare sostanzialmente tutti i mezzi di trasporto, specialmente i 4×4: auto fuoristrada, motociclette, quad e per estensione anche biciclette e mountain bike. Gli appassionati del fuoristrada dovranno rinunciare alla propria attività in questi ambienti, per la cui tutela il legislatore ha deciso di intervenire con rigore. Quindi, di conseguenza, occorrerà vigilare anche in casa nostra: sul sito dell’assessorato regionale al Turismo, ad esempio, vengono rilanciate le attività che meritoriamente hanno investito nella promozione del territorio ma… a bordo di mezzi che oggi – come ieri, del resto – non possono scorrazzare dove vogliono, trasportando turisti felici di visitare ambienti incontaminati nel segno dell’avventura. L’interpretazione letterale della norma porta alla conclusione che i percorsi agro-silvo-pastorali cessano di essere soggetti al Codice della Strada pertanto la circolazione sarà consentita esclusivamente ai mezzi di manutenzione e soccorso. Insomma, il transito è concesso solo per lo svolgimento dell’attività agro-silvo-pastorale, ai mezzi di lavoro necessari al mantenimento e al ripristino delle strade, oltre che ovviamente ai mezzi di soccorso.

In Molise, come ho sottolineato solo qualche mese fa, ci sono 88 siti appartenenti alla Rete Natura 2000, che si estendono su 118.725 ettari, cioè il 26,76% della superficie totale della regione. In queste zone servirebbero controlli mirati affinché la tutela del patrimonio che ‘vendiamo’ come prodotto turistico resti tale. Oggi, quindi, quella porzione di territorio è aumentata esponenzialmente. Perciò è necessario sapere dalla Regione quali azioni intende porre in essere.

Oppure, come da tradizione, pensa di poter affrontare il tema solo a margine delle elezioni, fra qualche mese, quando con un colpo di bacchetta magica, assisteremo alla trasformazione di costoro in ecologisti convinti?

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