MoVimento 5 Stelle Molise

La Regione ripristini l’assistenza territoriale per disabili

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Quando si parla di sanità e di servizi collegati, il dibattito politico, non solo in questa fase emergenziale, si concentra quasi esclusivamente sulla rete ospedaliera, dimenticando quella che è invece l’ossatura del sistema e cioè l’assistenza territoriale a sostegno delle persone più fragili. Assistenza sospesa a causa del Covid, ma che abbiamo chiesto di riattivare immediatamente.

Di Patrizia Manzo, portavoce M5S in Consiglio regionale del Molise

A seguito dell’emergenza sanitaria in atto, l’assistenza territoriale alle persone con disabilità è stata sospesa creando, come è evidente, delle ulteriori difficoltà nell’offerta di servizi che sono indispensabili e vitali. L’integrazione dei servizi socio-sanitari, l’esigenza di puntare ad una rete territoriale efficace ed efficiente, alla luce anche e soprattutto della “fotografia” della popolazione molisana, è da sempre al centro di promesse, impegni che puntualmente si scontrano con difficoltà organizzative e finanziarie.

Oggi, con la sospensione di servizi tarati sulle esigenze di soggetti fragili, per i quali sono ossigeno, le difficoltà di pazienti e famiglie si sono acuite creando muri, barriere. Ulteriori ostacoli che pesano ogni giorno di più, diventando fardelli insopportabili. Ma il Cura Italia e il Dpcm del 26 aprile scorso individuano azioni da porre in essere.

Per avere contezza degli interventi non differibili attivati in favore delle persone con disabilità ad alta necessità di sostegno sanitario e per verificare se siano stati predisposti i Piani territoriali per la riattivazione delle attività per le persone con disabilità, io e i miei colleghi del gruppo M5S abbiamo protocollato questa mattina un’interrogazione urgente indirizzata al presidente Toma.

Come è noto, con Legge 13 del 2014, la Regione Molise ha disciplinato il sistema integrato di interventi e servizi sociali, strumento primario per promuovere e garantire i diritti di cittadinanza sociale, la qualità della vita, l’autonomia, le pari opportunità, la non discriminazione, la coesione sociale, la costruzione di comunità solidali, l’eliminazione e la riduzione delle condizioni di disagio e di esclusione. Una normativa che oggi non può essere appieno efficace per le limitazioni derivanti dall’emergenza sanitaria e che si abbatte su donne, uomini, bambini e famiglie. Vite sospese, con il peso di un doppio isolamento, derivante dalla propria situazione di difficoltà e dalle restrizioni ad ogni gesto normale di una quotidianità già complicata.

Il Cura Italia ha previsto la possibilità che l’azienda sanitaria attiviinterventi non differibili in favore delle persone con disabilità ad alta necessità di sostegno sanitario, ove la tipologia delle prestazioni e l’organizzazione delle strutture stesse consenta il rispetto delle previste misure di contenimento“. In più, il Dpcm del 26 aprile ha specificatamente previsto l’attivazione di Piani territoriali, adottati dalle Regioni, per consentire le attività sociali e socio sanitarie “erogate dietro autorizzazione o in convenzione, comprese quelle erogate all’interno o da parte di centri semiresidenziali per persone con disabilità, qualunque sia la loro denominazione, a carattere socio-assistenziale, socio-educativo, polifunzionale, socio-occupazionale, sanitario e socio-sanitario” assicurando, attraverso eventuali specifici protocolli, il rispetto delle disposizioni per la prevenzione dal contagio e la tutela della salute degli utenti e degli operatori.

Disposizioni chiare, che al momento non mi risulta abbiano trovato applicazione sul territorio regionale, contribuendo come è evidente ad una sospensione di diritti per un’ampia fascia di persone alle quali viene negato, da mesi, ogni sostegno e supporto

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