MoVimento 5 Stelle Molise

Basso Molise zona rossa, tutti i motivi di un fallimento tecnico e politico

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Decretare la zona rossa per 28 comuni bassomolisani è stata una decisione obbligata vista la situazione dei contagi ma, come accade ormai da un anno, assunta in netto ritardo e con un tempismo quasi offensivo nei confronti di migliaia di cittadini.

Ci sono precise responsabilità tecniche e politiche, da imputare a chi è chiamato a gestire l’emergenza sanitaria in Molise, che rendono questa maxi zona rossa esempio ed apice di una (dis)organizzazione che coinvolge vari aspetti: la decisione di rendere il Cardarelli ospedale Covid; la carenza dei dati sui contagi; la difficoltà di comunicazione con i Comuni; il mancato potenziamento dell’assistenza territoriale e l’insufficienza di Usca per troppo tempo.

Sono tutti temi denunciati dai nostri portavoce e ora rilanciati soprattutto da chi di loro vive il basso Molise.

La gestione dell’emergenza Covid è fallita

di Valerio Fontana, portavoce M5S in Consiglio regionale

Siamo una regione ‘gialla’ ma con un terzo degli abitanti in zona rossa. Dal 15 novembre scorso abbiamo l’Rt più alto d’Italia. L’ospedale Cardarelli è al collasso, mentre la nuova ala prevista per i pazienti Covid non è mai entrata in funzione. Sarà pronta, probabilmente, quando l’emergenza sarà terminata.

La crisi del nostro Dea regionale di primo livello, dovuta a scelte palesemente sbagliate, si riversa su tutta la sanità molisana. Presto, nella rete Covid, saranno coinvolti gli ospedali privati così come quelli pubblici di Isernia e Termoli. In sostanza, in Molise non esisterà neanche un nosocomio Covid-free ad eccezione, guarda caso, del Vietri di Larino. L’unico che doveva essere utilizzato a supporto dell’emergenza è stato sciaguratamente ignorato.

Nel frattempo si allestiscono container come reparti ospedalieri. Nonostante il disastro in atto, il presidente Donato Toma e il direttore Asrem Oreste Florenzano ripetono che è tutto sotto controllo.

Ovviamente, il primo territorio a pagare le spese della cattiva gestione della sanità pubblica non poteva che essere il basso Molise. Abbiamo denunciato, presentato esposti in Procura, proposto soluzioni concrete, partecipato invano a Tavoli Covid pressoché insignificanti e a Consigli regionali svuotati della propria funzione. Tutto ciò mentre Toma e Florenzano continuano a bisticciare con un commissario ad acta che minaccia dimissioni, e mentre la sub-commissaria sembra sparita dai radar.

Non solo. Pensate che durante l’ultimo Consiglio regionale, all’alba del disastro in basso Molise, abbiamo discusso nientemeno che dell’onorabilità dei consiglieri regionali e di inesistenti ‘furbetti del vaccino’. Un inutile e indecoroso polverone che ci ha fatto perdere tempo, distraendo l’opinione pubblica da quello che sta accadendo.

Questa volta il prezzo che stiamo pagando è enorme. Come enormi sono le responsabilità non solo di chi governa oggi questa regione, ma anche di chi l’ha governata negli anni passati. L’approssimazione e l’improvvisazione hanno traghettato, lentamente e inesorabilmente, la sanità molisana nel suo giorno più buio.

Un anno trascorso a rincorrere il virus dimenticando l’assistenza territoriale

di Patrizia Manzo, portavoce M5S in Consiglio regionale

L’ordinanza che blinda migliaia di cittadini in una enorme zona rossa all’interno di una regione in fascia gialla, è arrivata sulla scorta di una relazione dell’Asrem che, evidentemente, ha sottovalutato per giorni quanto stesse accadendo in una vasta area dove, peraltro, gli spostamenti dei lavoratori sono maggiori data la presenza di numerose industrie e aziende.

Sono mesi che si inseguono i contagi, che non viene fornito ai cittadini un report dettagliato, che i sindaci lamentano l’assenza di comunicazioni tempestive.
Ora, quindi, si è ripetuta la solita storia che parla di approssimazione.

Questo perché il basso Molise ha necessità di un provvedimento urgente e rigoroso almeno da una settimana. E forse anche perché il numero di casi, da contestare e analizzare in maniera complessiva e non da considerare solo all’interno del perimetro circoscritto dal bollettino quotidiano redatto da Asrem, non è stato studiato con il rigore necessario.

È stato perso tempo quando ce n’era, quando invece sarebbe stato utile organizzare un’assistenza sanitaria con tempestività e quando sarebbe stato importante potenziare l’assistenza territoriale, l’unica soluzione in grado di evitare quanto sta avvenendo negli ospedali.

Queste ‘non scelte’ sono il frutto della leggerezza con cui questa maggioranza ha affrontato l’emergenza pandemica, concentrata com’è su giuramenti d’onore, maldicenze e annunci roboanti di soluzioni che invece arrivano sempre dopo. Quando è troppo tardi.

Il territorio ora zona rossa, fino a qualche giorno fa, poteva contare su una sola Usca. E può contare ancora oggi su un presidio ospedaliero che trasferisce decine di pazienti al Cardarelli, ospedale ora al limite dei posti letto disponibili.

Infatti ora ci si accorge che bisogna fare ricorso a strutture ospedaliere extra regione, che i privati accreditati devono mettere a disposizione posti di malattia infettiva, che probabilmente qualcosa non ha funzionato quando, invece, il senso di responsabilità della politica avrebbe dovuto prevalere.

Insomma, un anno perso ad inseguire il Covid, con quasi 300 decessi, la maggior parte dei quali registrati nel corso della seconda ondata vissuta con il mantra del “va tutto bene”. Nel frattempo l’età media di chi non supera gli effetti terribili del coronavirus sembra abbassarsi notevolmente. I posti letto in Rianimazione al limite.

Sullo sfondo resta il mistero del Molise, regione nonostante tutto in fascia gialla. Nonostante i cinque morti da piangere quasi ogni giorno; nonostante un solo ospedale hub Covid al limite della capienza e una situazione critica anche negli altri nosocomi come il Veneziale di Isernia. E nonostante i casi in aumento lungo la fascia adriatica.

Infine la decisione, per evitare altri cluster, di blindare migliaia di persone solo all’ultimo minuto utile: di domenica sera, e non invece prima del weekend, cosa certamente più corretta per tutti coloro che da un anno soffrono a livello sanitario, economico e sociale.

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