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Cosib, l’Anac ci dà ragione: nulla la nomina del presidente Di Pardo

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Il centrodestra molisano riceve un’altra, sonora bocciatura da parte dell’Autorità Nazionale Anticorruzione. Dopo l’inconferibilità dell’incarico di Nico Romagnuolo, questa volta tocca al presidente del Consorzio per lo sviluppo industriale della valle del Biferno (Cosib).

Di Valerio Fontana

Nei mesi scorsi ho segnalato all’Anac profili di presunta inconferibilità dell’incarico ricevuto dal sindaco di Petacciato. Per l’autorità garante non ci sono dubbi: la nomina è nulla. Un parere storico per il basso Molise dove, secondo tradizione, i vertici del Cosib erano considerati dai partiti delle caselle da occupare.

L’Anac ha sciolto ogni riserva, richiamando ancora una volta il decreto legislativo 39 del 2013, ‘Disposizioni in materia di inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati in controllo pubblico’. La ratio della norma, secondo la giurisprudenza amministrativa, ‘è quella di evitare che gli incarichi siano attribuiti in occasione di un mandato politico, piuttosto che su criteri di merito e di professionalità’.

Un principio che dovrebbe sottendere alla buona amministrazione, prevenendo rischi di corruzione e di mancanza di trasparenza. Stessi principi contenuti nella legge 190 del 2012 (Legge Severino).

Cosa dice il decreto richiamato dall’Anac?

‘A coloro che nei due anni precedenti siano stati componenti della giunta o del consiglio della provincia, del comune o della forma associativa tra comuni che conferisce l’incarico, ovvero a coloro che nell’anno precedente abbiano fatto parte della giunta o del consiglio di una provincia, di un comune con popolazione superiore ai 15.000 abitanti o di una forma associativa tra comuni avente la medesima popolazione, nella stessa regione dell’amministrazione locale che conferisce l’incarico (…) non possono essere conferiti gli incarichi di amministratore di ente pubblico di livello provinciale o comunale’.

Un testo di facile comprensione, anche per i non addetti ai lavori. Eppure più volte ignorato dalla politica molisana. È infatti chiaro, come sottolineato dall’Anac, che il presidente del Cosib, Roberto Di Pardo, ricopre la carica di sindaco del Comune di Petacciato dal 2017 e quella di consigliere dell’Unione dei Comuni del Basso Biferno dal 2019 (forma associativa di comuni). Un fatto noto quando è stato nominato Presidente del Comitato direttivo, a novembre 2020, dagli stessi amministratori dei Comuni consorziati. Rigettate le tesi difensive, che rifiutavano l’assimilazione del Cosib agli enti pubblici.

È pacifico dunque che il Consorzio sia un ente pubblico, lo dice il suo stesso statuto: ‘è Ente Pubblico Economico’. Se ciò non bastasse, la stessa Legge Severino si applica ai soggetti controllati dalle amministrazioni pubbliche, che si avvalgono di risorse pubbliche o svolgono funzioni e attività di pubblico interesse.

Un altro motivo di nullità dell’incarico sta nei poteri del presidente che gestisce, di fatto, direttamente la vita del Consorzio. Basterebbe la sola vigilanza sulle attività del Cosib per decretare la nullità della nomina di Di Pardo. Il Consiglio di Stato, nel 2018, si è già espresso su un caso analogo, decretando l’inconferibilità dell’incarico al presidente di un ente simile al Consorzio.

Quali saranno le ripercussioni di questa nomina inconferibile?

Legalmente parlando, dopo la pronuncia dell’Autorità anticorruzione la palla passa al Responsabile per la prevenzione della corruzione e della trasparenza (Rpct) dell’ente. L’Rpct dovrebbe sancire la nullità della nomina e il sindaco di Petacciato dovrà essere sostituito. Un’impasse che potrebbe essere sciolta con il commissariamento dell’ente da parte della Regione, già rea di aver commesso lo stesso errore nei mesi scorsi.

Da un punto di vista politico, la questione è ben più grave. Questa classe politica ha dimostrato, ancora una volta, di essere incapace di amministrare nel rispetto della legge. E ha candidamente dichiarato, con i suoi errori ripetuti, di anteporre la logica spartitoria delle poltrone agli interessi dei cittadini.

Le norme anticorruzione citate dall’Autorità garante, infatti, mirano a garantire persone qualificate e con le mani libere ai vertici degli enti strategici per lo sviluppo collettivo. E il Cosib ha delle funzioni vitali per le tante aziende che ricadono nel territorio del basso Molise. Funzioni che dovranno necessariamente subire un arresto, a danno di quelle stesse imprese già provate dalla recente crisi pandemica.

La legge dice, dunque, che servono competenza e indipendenza dal potere politico. In Molise, invece, la necessità di moltiplicare le poltrone, soddisfacendo gli appetiti dei partiti più forti, la fa ancora da padrona. Fino al punto di ignorare le leggi dello Stato.

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