MoVimento 5 Stelle Molise

Frattura dimettiti!

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Venerdì scorso abbiamo tenuto una conferenza stampa invitando tutti i portavoce del MoVimento 5 stelle in Molise e cercando di essere presenti tutti per annunciare una mozione di sfiducia indirizzata al Presidente della Giunta regionale. Questi i due interventi letti:

  • È questa la terza volta che proponiamo un atto così forte e per la terza volta tutti insieme vogliamo fare appello alle altre forze di opposizione in Consiglio regionale affinché venga sottoscritta da almeno cinque consiglieri e possa quindi essere discussa.
    La sentenza di Bari. Era il novembre del 2015 quando dai gradoni dell’ex stadio Romagnoli a Campobasso tutti insieme, così come ci vedete, lanciammo una prima mozione di sfiducia, che poi fu discussa e bocciata, che partiva proprio da dove inizia questa vicenda processuale, quando le accuse che si scambiavano il Presidente Frattura e alcuni rappresentanti di stampa e di organi di giustizia erano pesantissime e la sensazione era che in ogni caso il Molise ne sarebbe uscito a pezzi. Oggi abbiamo avuto la possibilità di leggere quello che ha messo nero su bianco il Giudice Diella sia in merito alla insussistenza dei fatti contestati, sia più in generale in merito ad un sistema Molise tutt’altro che edificante. Abbiamo aspettato di leggere tutte le 157 pagine perché era per noi necessario farlo senza filtri, senza interpretazioni terze.
    Proprio perché quanto emerge non può essere interpretabile, tantomeno può dare la stura per imbastire ulteriori processi, ma dimostra quanto questa vicenda si interseca a fondo con aspetti pubblici che non possono essere ignorati.
    Anzitutto il Presidente della Giunta regionale ha trascinato in maniera maldestra l’Istituzione Regione Molise e finanche la Presidenza del Consiglio dei Ministri, tramite la costituzione in parte civile, all’interno
    di un processo che si reggeva, come si è potuto evincere dalle motivazioni appunto, sulla base di fatti e circostanze non dimostrabili. “Le inverosimiglianze, le contraddizioni, la mancanza di precisione cronologica, la tardività ingiustificata della denuncia, la genericità o “neutralità” degli elementi di riscontro […], gli elementi in contrasto rinvenienti dai tabulati telefonici, dalla consulenza tecnica […] rendono il dato accusatorio privo di quello spessore di credibilità e di certezza che sarebbe stato invece necessario per affermare la responsabilità degli imputati”. Insomma è verità processuale che i reati contestati non siano
    mai accaduti e di conseguenza il Governatore Frattura si ritrova attualmente indagato per calunnia dalla stessa Procura di Bari alla quale si era inizialmente rivolto con la sua denuncia. Una storia dai risvolti
    kafkiani che basta da sola per chiedere le dimissioni del Presidente della Giunta e per attivarci, come abbiamo già fatto, tramite la nostra rappresentanza parlamentare, al fine di intervenire nel Senato della
    Repubblica tramite il nostro portavoce Gianluca Castaldi, il quale avrà modo di informare la Presidenza dei Ministri dei risvolti di questa storia e del suo epilogo già dalla prossima settimana. Ma c’è anche dell’altro.
    Riemerge un sistema di connivenza tra politica ed informazione che distorce completamente il senso delle Istituzioni. Da alcuni passaggi delle motivazioni della sentenza non può sfuggire come ci fosse la volontà di
    trovare un punto di incontro basato anche su quella legge per l’editoria che tanto contrasto provoca ancora oggi, punto d’incontro che però è in qualche modo saltato ed ha portato ad un forte esacerbamento tra le
    parti, fino ad arrivare agli ultimi eventi che conosciamo. Riprendo in chiusura un passaggio che il Giudice Diella ha riportato, forse andando un pochino oltre il suo ruolo, ma che rappresenta bene il senso di quanto
    sto provando a dire. “Indubbiamente gli atti acquisiti nel presente processo hanno offerto uno “spaccato” particolare (e comunque non generalizzabile) della vita politico-istituzionale della regione Molise in un certo arco temporale, e delle logiche e dei comportamenti del mondo dell’informazione e della stessa Regione […] e hanno fatto ipotizzare l’esistenza di una “realtà carsica”, fatta di collegamenti, rapporti, accordi, scontri sui quali poi poggia e si basa “la facciata dell’edificio” che è in superficie, senza che però che ciò che “si vede” consenta di conoscere ciò che è posto alla sua “base interrata e nascosta”.
  • Appare superfluo ribadire quanto oramai è chiaro a tutti i molisani: Frattura ha perso! La sua credibilità ne esce polverizzata da questo processo. La gravità dell’accaduto è raccapricciante. Il delirio di onnipotenza è stato ridimensionato da un autorevole giudice, terzo rispetto alle vicende molisane. La sentenza di Bari ha inferto un duro colpo alla spavalderia, all’arroganza e all’ostentata sicurezza mostrati fino ad oggi. E se dal punto di vista penale le valutazioni del caso sono in mano alla magistratura, dal punto di vista politico è arrivato il momento di tirare le somme all’indomani dell’indiscutibile pessima figura a cui il Governatore ha esposto la regione Molise.
    Non è la prima volta che il Presidente ingaggia battaglie personali approfittando delle aule pubbliche. Si ricorderà senz’altro quando, in Consiglio regionale, vomitò tutto il suo rancore verso una parte
    dell’informazione. Questo uso disinvolto delle istituzioni per scopi che nulla hanno a che fare con il bene dei molisani dimostra, oltre ogni ragionevole dubbio, quanto Frattura sia irrimediabilmente eticamente
    incompatibile con un qualsiasi ruolo pubblico. Altro che Presidente della Regione.
    Il Governatore del Molise in questo processo ha usato, a nostro parere, una tecnica che gli abbiamo visto utilizzare spesso nei confronti politici: la tecnica dell’illusionismo. In pratica, nella denuncia articolatissima e
    piena di allegati a supporto, invece di concentrare l’attenzione sulla cosa più importante che dovesse circostanziare e provare, e cioè il reato di estorsione, ha puntato tutto affinché chiunque potesse convincersi che gli accusati fossero capaci di commettere quegli atti delinquenziali. Ma gli è andata male.
    L’abile giudice di Bari non si è fatto abbindolare e di fronte ai tre bicchieri e la pallina non si è distratto, indicando chiaramente nel verso giusto. Questa storia è basata sul nulla. E non finisce qui. Nel voler dimostrare la pericolosità dei “criminali”, è stata presentata una grande quantità
    di intercettazioni e argomentazioni che hanno rivelato un complesso intreccio nascosto di relazioni tra informazione, politica, imprenditoria e magistratura. E’ con questo ulteriore autogol che Frattura disvela il
    funzionamento della vita di corte, a cui è invitato a partecipare solo chi gestisce una fetta del potere. Il giudice l’ha persino evidenziato nelle motivazioni ma si è guardato bene dall’emettere giudizi, rimandando
    ai cittadini l’onere di decidere se dette condotte siano censurabili oppure no. Possiamo con questo superare la locuzione “sistema Iorio” per riconoscere che piuttosto si debba parlare di “sistema Molise”?
    In questo senso, è importante che i cittadini conoscano le regole del gioco. Che sappiano che esiste un diffuso modo di pensare nella politica molisana e nella società civile che è incline a prediligere le relazioni privilegiate e gli accordi sottobanco, piuttosto che l’analisi dei problemi e la ricerca delle soluzioni nell’interesse di tutti. Questa non è facile retorica ma è, se vogliamo, la morale, nemmeno troppo latente, che emerge dalle “motivazioni di Bari”. Non stiamo qui a moralizzare nessuno, non lo vogliamo fare, però desideriamo che queste cose le persone le sappiano, affinché si responsabilizzino e capiscano che il vero potere è in mano a loro ogni volta che decidono di votare per l’uno anziché per l’altro o, peggio, quando decidono di non andare a votare.
    Sarebbe interessante ascoltare anche cosa avrebbe da dire il vice presidente della Regione, Vittorino Facciolla, che, a quanto pare, aveva o ha ancora un debito nei confronti di Telemolise. Magari potrebbe
    chiarire di che natura sia, da cosa derivi e perché la Procura di Bari ha ritenuto fosse interessante in un processo per estorsione.
    Durante la lettura delle 157 pagine abbiamo ripensato ad una recente intervista a Aldo Patriciello in cui lo stesso ammetteva che “Frattura ha risanato non solo economicamente la regione ma anche moralmente”.
    L’onorevole si è sbagliato o è forse questo il modello di riferimento a cui pensava quando ha rilasciato quella dichiarazione? Ma la domanda che proprio ci andrebbe di fare la vorremmo rivolgere a Frattura: “Presidente, ma lei ad una cena con il P.M. Papa, e la giornalista, Manuela Petescia, esattamente, cosa ci sarebbe andato a fare?” Viene da pensare che, forse, quando queste cose sono considerate ordinarie, probabilmente è più facile confondersi, perché, in fondo, ad alcuni appare più normale cercare fonti di finanziamento tra gli amici imprenditori piuttosto che legiferare per creare condizioni paritetiche per tutti gli appartenenti ad un settore.

Il testo della mozione proposta

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