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Gemelli Molise, chi usa soldi pubblici garantisca servizi pubblici

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L’ospedale Gemelli di Campobasso è stato messo in vendita senza informare la Regione Molise. Eppure la struttura è stata costruita quasi interamente con soldi pubblici. Abbiamo dato mandato al Presidente Toma di difendere gli interessi dei molisani ai tavoli con la proprietà, scongiurando la cessione a soggetti non idonei a perseguire le finalità di interesse pubblico sancite nei contratti. Ma per noi la soluzione ideale resta l’acquisto del Gemelli da parte della Regione e la creazione di un polo ospedaliero integrato con il Cardarelli.

In questi giorni è circolata la notizia della messa in vendita del Gemelli Molise. Lo stesso Presidente Toma ha dichiarato di averlo appreso dai giornali e già questa è un’assurda anomalia. Nei contratti stipulati tra Regione e Gemelli, infatti, è scritto nero su bianco che le parti si impegnano ad informarsi reciprocamente, in maniera anticipata e tempestiva, qualora si verifichino delle condizioni in grado di compromettere gli impegni presi.

La struttura realizzata ed avviata con soldi pubblici

Anomalia che cozza particolarmente con un fatto storico: la struttura sanitaria è stata costruita quasi interamente (per circa il 95%), avviata e fatta funzionare con soldi pubblici. Questo perché l’obiettivo era fornire ai cittadini molisani un centro di eccellenza per la formazione altamente tecnologica nelle scienze biomediche, nonché prestazioni sanitarie specialistiche.

Abbiamo perciò chiesto e ottenuto, col voto unanime dell’Aula, che il Presidente faccia quanto in suo potere per vigilare sul rispetto di quelle finalità pubbliche alla base di un imponente esborso di denaro dei contribuenti. Ma procediamo con ordine.

Con un accesso agli atti abbiamo ripercorso il lungo iter che ha portato alla realizzazione del centro di alta formazione.

  • Era il lontano 1991 quando con una delibera Cipe venivano stanziati ben 70 miliardi di lire per la realizzazione del primo lotto della struttura.
  • Nel 2002, un accordo di programma tra Ministero della Sanità, Ministero dell’Istruzione, Regione Molise e Università Cattolica stanziava altri 66 miliardi di lire per il completamento del secondo lotto.
  • Ulteriori 30 miliardi sono poi stati destinati alle attività triennali di avviamento del centro. Di seguito gli accreditamenti e i contratti di acquisizione di prestazioni sanitarie dalla Fondazione Giovanni Paolo II, poi divenuta Gemelli Molise.

Chi acquista il Gemelli deve mantenere gli impegni presi con le istituzioni

Confermate le notizie di stampa, è ormai appurato che il Gemelli Molise è in vendita, per una cifra compresa tra i 30 e i 40 milioni di euro. Un’operazione portata avanti quasi in segreto, senza coinvolgere opportunamente la parte pubblica, che pure ha fortemente finanziato la nascita dell’ospedale.

Operazione che si è conclusa con la presentazione delle offerte il 9 luglio scorso.

Ma, ancor più grave, non è dato sapere se il potenziale acquirente sia titolato a garantire il rispetto degli impegni presi, ovvero offrire un centro di formazione e di erogazione di prestazioni specialistiche per i cittadini.

La nostra proposta approvata all’unanimità in Consiglio regionale

Durante la discussione della nostra proposta, abbiamo suggerito che sia la stessa Regione Molise ad acquistare la struttura. Sarebbe una grande opportunità per la sanità pubblica molisana, che potrebbe risolvere delle enormi criticità. Due su tutte, le difficoltà organizzative e la carenza di personale e spazi.

L’integrazione con l’ospedale Cardarelli, nell’ottica di una gestione pubblica del polo ospedaliero e senza permettere a nessun privato di speculare in questa fase delicata, sarebbe assolutamente auspicabile.

Nella nostra mozione, votata all’unanimità in Consiglio regionale, chiediamo al Presidente Toma di tutelare in tutte le sedi i diritti della Regione Molise e dei cittadini molisani.

Per farlo, dovrà opporsi alla cessione del Gemelli in mani non idonee a garantire quei diritti. Ma, soprattutto, dovrà tutelare quelle finalità pubbliche che giustificarono l’enorme esborso di denaro della collettività.

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