MoVimento 5 Stelle Molise

Il Molise e il ‘sistema Bit’: a guadagnarci sono sempre gli stessi

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di Valerio Fontana, portavoce M5S in Consiglio regionale

Anche quest’anno, contrariamente a quanto dichiarato in precedenza, il Molise è presente alla Borsa Internazionale del Turismo (BIT), rappresentato dall’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo (AAST).

Già in questa mediazione emergono alcune contraddizioni. L’Aast, infatti, dovrebbe occuparsi della promozione turistica della sola città di Termoli ma, da diversi anni, si è auto promossa ad Azienda unica di promozione turistica dell’intera regione. Altra contraddizione si riscontra nelle parole dell’assessore regionale al Turismo Vincenzo Cotugno, ex Presidente del Consiglio regionale nel Governo Frattura, il quale aveva dichiarato all’Ansa che il Molise non avrebbe partecipato alla Bit 2019. Per giustificare la decisione, l’Assessore aveva aggiunto che “con la metà dei fondi che avremmo speso organizzeremo una tre giorni in Molise portando sul nostro territorio tour operator, buyers e stampa specializzata”. Una razionalizzazione della spesa destinata allo sviluppo turistico piuttosto comprensibile, viste le pessime figure rimediate dalla nostra regione nelle precedenti partecipazioni a tali vetrine nazionali.

Ciò nonostante, non solo il Molise sta prendendo parte alla Bit, ma lo fa a spese della Regione. Infatti, nella deliberazione del Commissario straordinario della Aast, Remo Di Giandomenico, si legge: “Si fa fronte alla conseguente spesa di 73.078€, per la realizzazione della progettazione, allestimento, e servizi complementari relativi allo stand nell’ambito della manifestazione Borsa Internazionale del Turismo Milano 10/12 Febbraio 2019 con il contributo della Regione Molise”. Un’azione in netto contrasto con le disposizioni dell’Assessore regionale che assume potenzialmente i connotati dello scontro istituzionale. Ci si chiede infatti: chi prende decisioni sul turismo in Molise, Cotugno o Di Giandomenico?

Remo Di Giandomenico, 75 anni, l’highlander della politica molisana, ricopre ruoli politici dal 1970: quattro volte sindaco di Termoli, consigliere regionale, deputato e prossimo candidato alle amministrative 2019. Nominato al vertice della Aast nel 2015 dal piddino Paolo Di Laura Frattura come ‘compensazione’ politica a seguito delle amministrative 2014, poi riconfermato dal centro- destra dell’attuale governatore Donato Toma.  Così come sono stati riconfermati tutti i dirigenti del governo Frattura, a testimonianza dell’assoluta continuità tra i due governi regionali.

Anche parlando di Bit il concetto di continuità si afferma con decisione, quasi con prepotenza, nella scelta dell’azienda che si aggiudica il finanziamento per la realizzazione dello stand e per l’organizzazione. Qual è questa azienda? Dal 2015 ad oggi è sempre la stessa: la Planet Call, già aggiudicataria della gara per Expo 2015. La nostra regione uscì da quella prima vetrina internazionale tra mille polemiche e con le ossa rotte: tra le varie iniziative, ricordiamo quella che promuoveva l’enogastronomia del Molise con un menù a base di parmigiano reggiano, fonduta di pecorino romano e pesce spada alla messinese. Era il Molise che ‘non esiste’.

Dal 2017 in poi, ogni anno, il commissario Remo Di Giandomenico ha puntualmente richiesto e ottenuto dalla Regione Molise diversi finanziamenti ‘extra’ rispetto al bilancio ordinario della Aast, al fine di partecipare alle edizioni della Bit. Questi soldi sono stati gestiti in prima persona e quasi sempre erogati mediante affido diretto alla Planet call, cioè senza gara. Infatti, nelle deliberazioni del commissario straordinario, sorta di atti monocratici, leggiamo: “i termini per l’allestimento dello stand, come descritto nel progetto, risultano essere stringenti, in quanto quest’Azienda ha avuto conto dell’assegnazione del contributo regionale solo agli inizi del corrente mese; per la scelta del contraente, dato i tempi ristretti come sopra specificato, si ritiene opportuno procedere all’affidamento diretto” (DCS n.7 del 20/03/2017). Così la Planet Call si aggiudicava l’affido per la Bit 2017 vedendosi successivamente liquidata la cifra di 32.665 euro.

L’anno dopo si ripropone lo stesso identico copione. Nella deliberazione del commissario straordinario Di Giandomenico, le medesime parole di rito: “i termini per l’allestimento dello stand, come descritto nel progetto, risultano essere stringenti (…) si ritiene opportuno procedere all’affidamento diretto”. E quindi la Planet Call si aggiudica, sempre per affido diretto concesso direttamente dal Commissario, anche la Bit 2018, per un importo pari a 37.820 euro. L’edizione 2018 della Borsa Internazionale si rivelerà una catastrofe per l’immagine della nostra Regione. Viene realizzato uno stand fortemente tecnologico con monitor multimediali, occhiali 3D e realtà virtuale. Purtroppo tutto questo apparato tecnologico non sarà finalizzato alla promozione delle bellezze della nostra regione, bensì a quelle di altre nazioni e addirittura di altri continenti. Sul portale web, creato ad hoc per l’evento e pagato dai contribuenti molisani, cliccando su Sepino apparivano castelli dell’Andalusia, di Praga, Gerusalemme e, incredibile, la Muraglia cinese. Una gaffe clamorosa!

L’eco di questa pessima figura è durata per mesi. Come hanno titolato praticamente tutti i giornali, il Molise invece di essere promosso è stato ridicolizzato. Immediatamente si sono scatenate le reazioni degli addetti ai lavori, durissimo il commento della Confesercenti: “il macroscopico errore ha coinvolto una regione intera con i suoi abitanti, trascinando nella figuraccia internazionale, istituzioni e operatori del settore”. Poi è stata la volta della politica: i delegati alla cultura e al turismo, i consiglieri Ioffredi e Di Nunzio hanno preso le distanze, mentre l’allora presidente Frattura ha dichiarato di voler andare a fondo in questa vicenda, trovando i responsabili. A quanto pare Frattura non ha mai individuato i responsabili, che erano proprio lì, accanto a lui.

Razionalità vorrebbe che gli artefici di un tale flop fossero tenuti alla larga da iniziative di questo tipo, se non altro per una questione di rapporti professionali, soprattutto alla luce del fatto che si tratta di soldi dei cittadini e quindi di una questione di efficienza della spesa pubblica. In ogni settore lavorativo, se il committente è insoddisfatto della prestazione come minimo non si rivolgerà più a quell’azienda per richiedere un’analoga prestazione. È una regola basilare del mercato: se hai fatto un pessimo lavoro, non ti richiamo. A dirla tutta, c’erano tutti i presupposti per una richiesta di risarcimento, nonché per una citazione per danno d’immagine. Nessuna di queste azioni è stata intrapresa dalla Regione Molise, anzi la Planet Call è stata riconfermata per la Bit 2019, per un importo di circa il doppio dell’anno precedente: 73.078 euro. Una promozione che sa davvero di meritocrazia!

Eppure in Molise sono diverse le aziende che si occupano di comunicazione e di promozione turistica, fatte di persone valide, altamente qualificate e competenti, che amano il loro lavoro così come amano la loro terra. Ma purtroppo non hanno Santi in paradiso e quindi sono tagliate fuori. Come illustrato, il meccanismo è piuttosto semplice: la Regione finanzia la Aast che aggiudica gli appalti quasi sempre con affido diretto facendo lavorare sempre la stessa azienda, la Planet Call. Azienda che si era già garantita altri servizi e progetti ben più cospicui col governo Frattura, come l’affidamento del servizio di centralino della Regione per un importo di 750.000 euro.

Di tutto questo mi piacerebbe parlare col Presidente Toma e l’assessore al Turismo Cotugno, anche per conoscere la loro posizione a riguardo e per far sapere ai molisani, in particolar modo a quanti li hanno votati, se davvero vogliono rappresentare un cambiamento rispetto al governo precedente o se, come sembra, ne rappresentano semplicemente il naturale prosieguo nei metodi, negli uomini e nelle aziende amiche che sono state dannose per l’immagine della regione.

Ma è importante anche capire se sono d’accordo a utilizzare i soldi dei contribuenti molisani per finanziare un ente regionale che in pratica opera in opposizione alla linea della giunta regionale e addirittura a fini propagandistici elettorali di una singola persona.

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