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Test sierologici, Asrem complica il monitoraggio ai suoi dipendenti

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Oltre il danno la beffa, è proprio il caso di dirlo. Esattamente due settimane fa denunciavo l’ennesima stortura nella gestione Covid da parte di Asrem per quanto riguarda i test sierologici che i suoi stessi dipendenti devono effettuare per rientrare in servizio. Oggi la situazione è ulteriormente peggiorata, e per questo ho deciso di depositare un’interrogazione: voglio vederci chiaro.

di Angelo Primiani

Ai dipendenti dell’Azienda sanitaria che ricevono il vaccino viene chiesto infatti, prima di tornare in servizio, di effettuare un test sierologico. È una misura di monitoraggio fondamentale per capire se, dopo l’inoculazione dei sieri anti-Covid, medici e sanitari abbiano effettivamente sviluppato gli anticorpi. L’anomalia che ho denunciato stava nel fatto che Asrem chiedesse ai suoi stessi dipendenti di pagare quei test. Un paradosso che non è stato risolto, ma acuito.

Mi aspettavo sinceramente che i vertici Asrem ponessero rimedio a questa decisione imbarazzante. Invece, sfogliando i giornali, mi sono accorto che da qualche giorno al Cardarelli non si effettuano più test sierologici. Nonostante siano fondamentali in questa fase, per comprendere proprio l’efficacia dei vaccini. Il caso che ha riportato la stampa riguarda una povera anziana, rispedita a casa senza test né spiegazioni, nonostante le difficoltà per arrivare in ospedale (con tanto di carrozzella).

Mentre approfondivo la notizia, ecco arrivare puntualmente le segnalazioni da parte del personale Asrem: ‘Se prima dovevamo pagare 25 euro per i test in azienda – mi dicono – ora ci invitano a farli al Gemelli, dove costano 50 euro’. E qui sta la beffa. Sia chiaro, non sto parlando di norme di legge violate, ma è questione di buonsenso. E mi pare che Asrem non ne abbia avuto. Anzi, pare proprio che – non avendo intenzione di somministrare gratuitamente i test ai dipendenti – per evitare polemiche abbiano preferito sopprimere il servizio.

Se così fosse, sarebbe gravissimo. Allora, per fare luce sulla vicenda e capire le reali motivazioni della decisione, ho depositato una interrogazione in Consiglio regionale. Non vorrei che i riflettori accesi sul Molise stiano annebbiando la vista a chi deve occuparsi della salute dei cittadini.

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