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Tutela Bosco Corundoli, la partita si può riaprire e si giocherà in Regione

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Se vogliamo salvare il bosco di ‘Corundoli’, messo a rischio dalla costruzione del metanodotto Larino-Chieti, dobbiamo impedire al Servizio regionale, con motivazioni fondate, di rilasciare l’autorizzazione paesaggistica e quindi il permesso a mutare la destinazione d’uso del terreno. Abbiamo scoperto che esiste un’autorizzazione regionale che tutela il patrimonio boschivo

Di Fabio De Chirico, portavoce M5S in Consiglio regionale 

La recente iniziativa del sindaco di Montecilfone, Giorgio Manes, coraggiosa e doverosa, di avviare il procedimento di annullamento d’ufficio della Deliberazione del Consiglio comunale n. 23 del 1.12.2018 con cui il Comune concesse la costituzione di servitù di metanodotto e di passaggio sul bosco Corundoli in favore della Gasdotti spa, ha dato un’opportunità fondamentale in primis al Comitato che si è battuto con caparbietà per difendere il bosco ma anche a quanti sono interessati alla tutela ambientale di quel luogo.

A onor del vero il Comitato di cittadini, con il quale ho spesso interloquito in questi mesi, in passato ha rilevato più volte al Comune il diritto di godimento collettivo assegnato a quel terreno e le lacune procedurali nella concessione rilasciata alla megasocietà, quindi oggi non può che essere felice del fatto che le proprie convinzioni siano state riconosciute formalmente dal Comune stesso, anche se ha una guida amministrativa diversa.

È sembrato infatti quantomeno irragionevole che l’ex sindaco in maniera approssimata non tenne conto dell’incontrovertibile dato giuridico, cioè che il terreno boschivo fosse un bene demaniale, senza proporre di conseguenza, prima della concessione, istanza alla Regione per il mutamento della destinazione originaria dell’area boschiva considerato che, come riporta opportunamente la recente delibera di Giunta comunale del 30 gennaio, “qualsiasi atto dispositivo di fondi appartenenti al demanio civico deve essere preceduto, a pena di nullità, da attenta valutazione dell’interesse della collettività titolare e dal positivo espletamento della procedura di autorizzazione già prescritta da leggi statali e da quella regionale n.14/2002.”

Peraltro leggo che anche il Servizio regionale, con nota inviata al Comune il 14 agosto 2019, ha confermato espressamente questa tesi.
Pertanto ora la partita è ancora aperta ma, se è vero che verrà espletata la procedura adeguata prevista in legge, il timore è che venga autorizzato ugualmente il mutamento di destinazione d’uso, previa istanza alla Regione da parte del Comune.

Per questo motivo, cercando di dar forza e consistenza all’iniziativa a tutela del bosco, ho pensato che fosse utile predisporre una interpellanza al Presidente Toma e ricordare due cose al sindaco, ai cittadini di Montecilfone e indirettamente anche all’ufficio regionale preposto.

La prima è che in data 17 settembre 2019 il Consiglio ha impegnato Toma, anche con il suo voto, ad “assumere tutte le iniziative di competenza atte a verificare l’opportunità di sospendere, per i motivi di cui in premessa, la realizzazione del progetto del metanodotto Larino-Chieti con particolare riguardo allo spostamento del tracciato per il Bosco Corundoli di Montecilfone”.

La seconda è che da una ricerca fatta sull’Albo pretorio del Comune ho trovato qualcosa di interessante che può essere d’aiuto per condizionare l’autorizzazione paesaggistica.
Non so se l’attuale sindaco e il Servizio regionale ne siano a conoscenza, ma la Deliberazione comunale n. 10 del 28.5.2015 avente ad oggetto ‘art. 3 legge regionale n.14/2002 istanza per mutamento di destinazione d’uso di terreno gravato da uso civico per la realizzazione di cappella votiva’ interessava la stessa area boschiva e lo stesso uso civico che tre anni dopo non è stato minimamente considerato, nonostante il sindaco fosse il medesimo.

Tra i passaggi amministrativi del permesso di costruire la cappella votiva che successivamente fu rilasciato dall’Ufficio tecnico del Comune, vi è l’autorizzazione paesaggistica n. 170166/cb che richiamava la seguente prescrizione poi riportata fedelmente tra quelle speciali dello stesso atto comunale: “Dovranno comunque essere evitati tagli o danneggiamenti alle alberature esistenti”.

Il punto è questo: se per la costruzione di una cappella votiva la Regione prescrisse tale divieto, sembra logico aspettarsi che, per i numerosissimi abbattimenti di alberature previsti dalla costruzione del metanodotto Larino-Chieti e dal quasi contestuale rifacimento del metanodotto San Salvo-Biccari, la stessa Regione prenda con coerenza la medesima decisione.

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