MoVimento 5 Stelle Molise

Un coro di mille voci: #IoDicoNo

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Una serata straordinaria: il MoVimento 5 Stelle riunisce portavoce nazionali, regionali, comunali e tantissimi cittadini ancora una volta per spiegare le ragioni del No alla riforma costituzionale voluta dal governo

Il #TrenoTour #IoDiCoNo ha fatto scalo a Campobasso con il suo carico di passione, calore umano, competenze, senso di comunità. E proprio nel segno della comunità il MoVimento 5 Stelle si è ritrovato nel luogo un tempo simbolo dell’aggregazione per eccellenza. Il mercato coperto per una notte è stato teatro della battaglia per difendere la Costituzione.

Per cominciare Antonio Federico ricorda come la riforma stravolge anche la quotidianità dei cittadini: “Stiamo andando ovunque in questa regione solo con i nostri rimborsi. La costituzione stravolge i principi ai quali ci siamo aggrappati: salute, ambiente, territorio. Se ad esempio per un cittadino molisano l’accesso al diritto alla salute è diverso rispetto a un cittadino di Milano, la colpa non è della Costituzione ma della politica. Per 10 anni Iorio ha distrutto la Sanità e per altri tre Frattura ha preso ciò che vi era rimasto e lo sta rendendo solo privatizzazione”.

Poi un contrattacco a Renzi che ha contestato ai consiglieri regionali molisani che votano No per tenersi lo stipendio: “Io e Patrizia Manzo in tre anni e mezzo abbiamo rinunciato a 426 mila euro, ecco come si tagliano i costi della politica. Quelli che dicono che serve la Costituzione per ridurre i costi sono gli stessi che per anni hanno votato contro tutte le proposte del MoVimento 5 Stelle Molise di tagliarsi indennità rimborsi e quant’altro”.

Non bisogna abbassare la guardia. Patrizia Manzo annuncia il nuovo weekend del MoliseTour #IoDicoNo che ci sta portando su e giù in giro per la regione a spiegare tutti i No alla riforma. Per ora vi diciamo che questa domenica saremo a Termoli e Campomarino.

Come sta facendo da mesi Alessandro Di Battista che nel suo intervento allarga il campo dal semplice No alla riforma costituzionale al No alla classe politica che ce la sta imponendo: “Renzi e Napolitano sono prestanome politici di poteri molto più forti. Ci serve una mano perché da soli non ce la facciamo. Questa è l’occasione per cambiare un sistema che ci ha impoverito. Il popolo non baratta un diritto in cambio di un voto, perché gli esseri umani si valutano da questo, da quanto sono capaci di non barattare un diritto in cambio di un bonus, di una mancetta. Il popolo sovrano non si accontenta di un bonus, ma combatte a testa alta, a schiena diritta e rivendica i diritti. La legge per il reddito di cittadinanza, una sana legge anticorruzione, una per il sostegno alle pmi non sono passate per colpa della Costituzione, ma dei fallimenti della classe politica. Ora ci impongono una riforma: è come se un ladro che già ci ha rubato in casa ci chiedesse di farci cambiare da lui stesso la serratura della porta. Le proposte utili non passano per colpa dei partiti politici, non della Costituzione, sono le banche d’affari le reali mandanti di questa riforma. Il sistema ci vuole sufficientemente ignoranti per controllarci con i mezzi d’informazione e sufficientemente poveri per controllarci con il voto di scambio. Se non vi fidate delle mie parole, fidatevi di questo mercato stracolmo”.

Luigi Di Maio raccoglie il testimone: “Ci davano finiti già due anni fa. Oggi siamo la prima forza politica del Paese. Significa che come nel resto d’Europa i partiti tradizionali sono in crisi così in Italia hanno paura, tentano di frenare il MoVimento e tolgono diritti di scelta ai cittadini. Dicono che la Riforma farà risparmiare 50 milioni di euro, ma il referendum ne costa 300 più tutti i soldi spesi per la discussione di due anni alla Camera che ci costa centomila euro l’ora. Vi dicono che elimineranno 200 poltrone al Senato ma non vi dicono che con una legge due anni fa hanno creato 30 mila nuove poltrone nei Comuni tra consiglieri e assessori. Vi dicono che la riforma garantirà leggi più veloci, ma non vi dicono che negli ultimi anni è stata fatta una legge ogni 5 giorni in Italia. Non è una questione di costi, non di poltrone, non di velocità. Da quando hanno capito che il MoVimento 5 Stelle è forte, stanno cercando di togliere il vostro diritto di scelta. Lo abbiamo visto pochi mesi fa. Non hanno abolito le Province, hanno abolito voi che non potete più votarle. Hanno fatto le Aree Metropolitane ma non potete votarle, eppure gestiscono i vostri servizi come trasporti, viabilità, edilizia scolastica. Poi l’Italicum che vi dice: potete mettere la preferenza, ma il 70 per cento dei candidati saranno indicati da loro. Ora vi fanno la riforma costituzionale e vi dicono che non potete più votare il Senato: questa riforma serve a loro, gente che ormai ha perso i voti e tenta di rimanere incollato alla poltrona.

Anche noi vorremmo una riforma ma su altri punti. Ad esempio non è possibile che un politico che sbaglia non vada in galera: aboliamo l’immunità parlamentare. Inoltre questa legislatura detiene il record di cambi di casacca nella storia della Repubblica, il 37% dei senatori ha cambiato casacca, alcuni addirittura sei volte. Il 25% della Camera ha cambiato casacca: il gruppo misto è il terzo partito più numeroso alla Camera e al Senato. Basta: chi cambia partito torni a casa. Servono strumenti di democrazia partecipata come il referendum propositivo senza quorum: raccolgo 500 mila firme per presentarla e se vince il sì è legge. Ma soprattutto questa riforma nessuno l’ha chiesta: la gente vuole risoluzione di problemi concreti. I nostri amici portavoce Patrizia Manzo e Antonio Federico sono riusciti ad ottenere una cosa stupenda: con l’istituto della rinuncia tutti i consiglieri regionali ora possono dimezzarsi lo stipendio senza aspettare una legge, ma solo loro due lo fanno, gli altri NO.

Poi i tanti interventi dei nostri portavoce al Senato e alla Camera. A partire da Angelo Tofalo che srotola fisicamente l’articolo 70: metri e metri di carta scritta in maniera incomprensibile.
Andrea Cioffi, invece, definisce la Politica come empatia, amore, forza, passione e spiega: “Se fare politica torna ad essere questo, torna ad essere un sano atto d’amore che compi per chi ti è affianco. Reddito di cittadinanza vuol dire anche mandare a fanculo chi ti viene vicino e ti offre 30 euro per un voto”. Poi ricorda un articolo che sarà stravolto dalla Costituzione, quello sulla dichiarazione dello stato di guerra: “Prima era decisa dal voto di Senato e Camera ora lo farà solo la Camera eletta con l’Italicum di nominati”.

Anche Vilma Moronese attacca il governo: “Non c’è un solo atto di legge a favore di cittadini. Ambiente? Ha imposto lo Sblocca Italia con le sue trivelle. Dopo lo scandalo Banca Etruria, invece di tutelare i risparmiatori ha tutelato i banchieri. Doveva difendere il lavoro e ha fatto il Jobs Act. Oggi servono un reddito di cittadinanza serio, una legge anticorruzione nuova, serve ridare alla gente dignità, non una riforma avversata da tutti”.
Sulla stessa linea Gianluca Castadi che punta il dito contro “una riforma proposta dalla figlia di chi ha derubato i risparmiatori (Boschi), un bugiardo seriale a capo del governo (Renzi), un signore che è in Parlamento dal 1953 (Napolitano) e da un delinquente abituale come Verdini.

Sergio Puglia parla di “un momento storico come quello in cui gli italiani scelsero tra Repubblica e Monarchia”. Il momento giusto per dire “un no a un sistema, a una politica che sa che può essere cacciata dal cittadino e si è chiusa. Hanno paura dei cittadini e cercano di togliergli il voto”. E ancora: “Il quesito referendario è come la mela di Biancaneve: splendida, invitante, ma dentro nasconde il veleno. Non sono ridotti i parlamentari, ma sono ridotti i parlamentari del popolo e sostituiti dai parlamentari della Casta: quindi abbiamo la Casta che vota la Casta e con l’immunità parlamentare la Casta che protegge la Casta”.

Carlo Sibilia, invece, si rivolge a quelli più indietro nella “piazza”, perché spesso sono gli indecisi ricordandogli che il MoVimento 5 Stelle è l’unico a non prendere finanziamenti pubblici: “Stiamo vicini, uniti, senza scorta, senza auto blu: una cosa normale, non una rivoluzione perché non ci sono differenze tra parlamentari e cittadini. Questo referendum vogliono che non vada capito. Ma noi lo abbiamo capito. Non è giusto che chi gli under 25 non avranno mai la possibilità di votare un senatore”. Poi la proiezione resa sulla base della riforma: “Nel nuovo Senato potremmo avere 57 senatori del Pd, un partito che non arriva al 30% che si prende il 57 per cento della Camera alta: un sovvertimento della volontà popolare a cui dire NO”.

Il resto sono strette di mano, foto, abbracci, ringraziamenti. Il senso della comunità nella sua declinazione più spontanea. Il traguardo si avvicina. C’è ancora strada da fare, ma la scelta è sempre più chiara: #IoVotoNo

 

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